Appunti di storia (passata e futura) della comunità cervese
DALLA PREISTORIA A FICOCLE
I primi insediamenti nel territorio cervese risalgono con ogni probabilità all’età del bronzo (III-I millennio a.c.). Numerosi reperti testimoniano la presenza di aggregazioni umane sulle terre e i dossi emergenti dalle zone allagate situate ad ovest dell’attuale città. Proprio in queste aree paludose – che costituivano all’epoca l’estrema propaggine delle lagune venete – sorge un primo consistente nucleo abitativo. Nell’epoca romana è provata l’esistenza di villae che assolvevano talvolta la funzione di dimore di campagna, talvolta di aziende agricole; ed è in questo periodo che viene tracciata una non trascurabile rete viaria. In questa fase compare l’insediamento di Ficocle, documentato a partire dal V secolo d.C.. Di esso si hanno scarsissime notizie e non si conosce con certezza neppure l’ubicazione precisa (che comunque doveva collocarsi nella zona acquitrinosa in cui attualmente si trovano le Saline); tuttavia era sede vescovile, e doveva quindi trattarsi di un centro di importanza non trascurabile. In ogni caso il toponimo Ficocle (dal greco: “luogo celebre per le alghe”) sarà destinato a perdurare, per indicare il territorio attualmente cervese, anche successivamente alla distruzione del villaggio, avvenuta nel 709 ad opera dell’esarca Teodoro. In questi secoli, nelle zone umide dell’interno, si delinea e si consolida il nucleo più durevole ed autentico dell’identità culturale, sociale ed economica della comunità di Cervia: un lento ma progressivo processo di irreggimentazione delle acque, di bonifiche e di attuazione di opere idrauliche perviene gradualmente a riconvertire l’ambiente paludoso in sistema produttivo. La nascita di una industria del sale è probabilmente databile all’VIII-IX secolo.
CERVIA VECCHIA E LA NASCITA DELL’INDUSTRIA DEL SALE
Con la nascita delle Saline, la storia e le sorti di Cervia risultano strettamente legate ad esse fino a tempi recentissimi. La presenza delle Saline è documentata con certezza a partire dal X secolo; ed è significativo che in questo stesso periodo il toponimo “Cervia” cominci a prevalere su quello antecedente di Ficocle. La città di Cervia Vecchia sorge proprio al centro dell’attuale comparto delle Saline; ed è interessante osservare che una delle ipotesi più accreditate circa l’origine del toponimo Cervia ne sostiene la derivazione dal latino acervus (mucchio, cumulo), con riferimento ai grandi cumuli di sale che vengono costituiti durante la fase della raccolta. Le mappe dell’epoca testimoniano del fatto che Cervia Vecchia fosse circondata da mura (o da un terrapieno). La città si estendeva su una superficie di circa 20 ettari.
In questa fase si innesca il processo che condurrà Cervia Vecchia ad assumere una crescente importanza strategica - che travalica largamente una dimensione localistica - sotto il profilo economico e produttivo. In quest’epoca il sale (“l’oro bianco”) costituiva una fondamentale e preziosa risorsa: per le sue capacità di conservazione dei cibi; per l’alimentazione umana; per la preparazione di rimedi farmaceutici; per la sua utilizzazione scientifica e le sue implicazioni esoteriche. A questa crescente rilevanza strategica della città si accompagna il consistente sviluppo di un sistema di infrastrutture viarie (anche se talvolta precarie). I principali collegamenti stradali della città di Cervia Vecchia si estendono verso nord (in direzione di Ravenna); verso ovest (Castiglione, Cesena); verso sud (Cesenatico, Rimini). La via di comunicazione di gran lunga più importante per l’economia di Cervia Vecchia, tuttavia, è rappresentata dal canale che consente l’ingressione delle acque marine nelle Saline; e che, nella direzione opposta, stabilendo un collegamento tra la città e il Porto, garantisce la commercializzazione via mare del sale prodotto. Proprio il ruolo cruciale della città nella produzione di una cruciale risorsa strategica quale il sale colloca Cervia, nei secoli successivi, al centro di una rete di complessi e incessanti conflitti politico-militari aventi per oggetto il controllo delle Saline. In tempi successivi la Città di Cervia cade sotto il controllo delle Signorie di Ravenna (Da Polenta), di Rimini (Malatesta), mentre anche altre città e signorie (Imola, Bologna, Ferrara) cercano di affermare i loro interessi nell’area cervese. Una nuova fase si apre con l’ascesa - quali forze dominanti - dello Stato Pontificio e della nuova potenza commerciale-mercantile rappresentata dalla Repubblica di Venezia, che nel 1463 e nel periodo successivo riesce ad assumere il controllo della città. In seguito - con l’eccezione della breve parentesi napoleonica - la Città di Cervia rimarrà sotto il dominio dello Stato Pontificio fino alla vigilia dell’Unità d’Italia.
DA CERVIA VECCHIA A CERVIA NUOVA
La transizione dalla Città di Cervia Vecchia a quella di Cervia Nuova (quella attuale) si colloca nella seconda metà del XVII secolo. In questo periodo il centro di gravitazione della comunità cervese comincia a spostarsi verso il mare. Gli appelli delle autorità e della popolazione cervese al Papa perché acconsentisse alla ricostruzione della città nella zona litoranea si moltiplicano. Le ragioni addotte fanno riferimento al clima assai più salubre presente nella zona adiacente al mare, mentre l’area paludosa in cui sorgeva Cervia Vecchia era gravemente
afflitta dalla malaria; veniva altresì segnalato il costante decremento della popolazione. Nelle petizioni popolari, poi, non si manca di sottolineare come alle migliorate condizioni igienico-sanitarie non avrebbe potuto che far seguito un notevole incremento produttivo delle Saline, che rappresentavano una delle più rilevanti strutture economiche dello Stato Pontificio. Più generalmente la fondazione della nuova città corrisponde ad un processo di modernizzazione che comporta la separazione del principale luogo di lavoro (le Saline) dall’insediamento abitativo. La stessa commercializzazione del sale via mare avrebbe potuto trarre notevole giovamento dal trasferimento della città nella zona litoranea, nella quale intanto erano sorti alcune infrastrutture (la “Strada Nuova”) ed edifici idonei a sostenere il crescente traffico mercantile e commerciale: una torre di avvistamento con funzioni difensive (la Torre San Michele) ed i Magazzini del Sale. Nel 1697 Innocenzo XII riconoscerà la fondatezza di queste argomentazioni e con un proprio chirografo (decreto scritto di proprio pugno) autorizzerà il trasferimento della città “sul lido del mare”, prevedendo che i materiali costitutivi della città vecchia fossero recuperati ed utilizzati per costruire (parzialmente) la città nuova.
Nel 1698 il Vescovo Francesco Riccamonti poneva la prima pietra di Cervia Nuova nell’ubicazione prescelta, coincidente con un’area relativamente elevata della zona litoranea, a sud del Porto canale e non distante dai Magazzini del Sale. La città venne costruita secondo gli stilemi del barocco settecentesco , a formare un quadrilatero murato di forma rettangolare che costituisce tuttora il centro storico di Cervia. Il perimetro esterno includeva abitazioni per i lavoratori delle Saline e, in corrispondenza degli angoli, un ospedale, una caserma, il teatro. Sulla via principale vennero costruite abitazioni più spaziose per il clero e le famiglie nobili. Nella piazza centrale furono edificati l’uno di fronte all’altro la Cattedrale ed il Palazzo Priorale (l’attuale Palazzo Comunale); dietro a quest’ultimo era previsto un cortile interno che, a seguito del mancato completamente del progetto originario, si trasformo’ successivamente in una piazza minore adibita a mercato.
I lavori di edificazione si protrassero per circa dieci anni. Nei tre secoli successivi, attorno al Quadrilatero e lungo l’asse del Porto Canale, sorgeranno gli edifici e gli insediamenti che formano la città attuale. La fisionomia basilare di Cervia quale fornitrice di sale per il governo pontificio - pur tra ricorrenti attriti - e poi per quello italiano unitario rimane sostanzialmente invariata nei secoli successivi, anche se l’agricoltura (nell’entroterra) - e la pesca tendono gradualmente ad assumere una maggiore importanza.
CERVIA CONTEMPORANEA: IL BOOM TURISTICO
L’ultima, radicale e più recente svolta della storia cervese - quella che ha conferito alla città la propria fisionomia attuale - si colloca solo all’inizio del ‘900. Nell’ultimo secolo si assiste ad un rapido e imponente sviluppo edilizio, al quale si accompagna un tumultoso incremento di un nuovo settore di attività economica - quello turistico - che in tempi relativamente brevi soppianta quello della raccolta del sale, la pesca e l’agricoltura. L’avvento di un relativo benessere - in crescita assai rapida e su scala di massa nella seconda metà del secolo - pone al centro dell’attenzione le tematiche del tempo libero e del turismo, nell’ambito delle quali Cervia si inserisce pienamente. La nascita della “Città giardino” di Milano Marittima (1912) segna l’inizio di una prima fase, quella del turismo di élite. Già negli anni ’30 - con un graduale aumento del diporto privato e il sorgere di numerose colonie estive per l’infanzia promosse dalle organizzazioni fasciste (e poi da quelle sorte nel periodo della Repubblica) - lo sviluppo turistico comincia ad assumere dimensioni di massa. Tale processo si dispiegherà pienamente a partire dagli anni ’60, nell’epoca del boom economico, dando vita ad un durevole modello di sviluppo - generalizzato a tutta la riviera romagnola - destinato a prolungarsi fino a tempi recentissimi e capace di attrarre consistenti aliquote di turismo nazionale ed internazionale. In questo periodo Cervia e Milano Marittima diventano mete turistiche tra le più eleganti ed affermate del panorama italiano, attirando celebrità nazionali ed internazionali dell’epoca. La “dolce vita” dei locali di Milano Marittima diviene nota a livello nazionale, mentre sorgono manifestazioni ed eventi di grande risonanza (dal Circuito motociclistico di Milano Marittima alla traversata Pola/Cervia, importante gara di sci nautico). Sorgono il Parco Naturale e le Terme, mentre manifestazioni tradizionali come lo Sposalizio del Mare divengono eventi di rilievo nazionale.
CERVIA FUTURA: LA MODERNIZZAZIONE DEL MODELLO TURISTICO E LA “SMART CITY”
È il graduale indebolimento di questo consolidato modello di sviluppo e di accoglienza turistica - dovuto a fattori tanto congiunturali quanto di lungo periodo - a porre, per sè stesso, i principali problemi con i quali la comunità cervese dovrà confrontarsi nel prossimo futuro. Essenzialmente sono emerse - di fronte alle nuove tendenze emergenti nel mercato turistico - due risposte complementari e di lungo periodo. La prima consiste in una maggiore diversificazione rispetto alla tradizionale centralità della componente balneare: in questo quadro le risorse “identitarie” paesaggistiche, naturalistiche, ambientali (prime fra tutte la Pineta e le Saline), storico-culturali e architettoniche, sportive, enogastronomiche; le sinergie che possono essere istituite con le circumvicine città d’arte; gli eventi spettacolari rappresentano altrettanti elementi di forza per la definizione di un modello di accoglienza innovativo. La seconda risposta individua nella destagionalizzazione del fenomeno turistico il fulcro operativo sul quale fondare un rilancio delle capacità attrattive della città: lo slogan “Cervia città turistica tutto l’anno” costituirà senza dubbio un criterio di riferimento per orientare, nei prossimi anni, il processo di modernizzazione della città.
Negli ultimi decenni, gli obiettivi di modernizzazione messi a fuoco nello scorcio finale del XX secolo hanno condotto ad una serie di realizzazioni e di progetti destinati a ispirare lo sviluppo futuro della città. Il punto di partenza è stato costituito da un processo di recupero delle radici storiche della comunità cervese, scandito dalle ricorrenze del 300° anniversario della Fondazione di Cervia Nuova (1698-1998) e del Centenario di Milano Marittima (1912 – 2012). Oltre ad includere una serie di eventi spettacolari e di iniziative di carattere culturale, queste ricorrenze hanno rappresentato il fulcro di una operazione di rivalutazione e riappropriazione delle caratteristiche identitarie più profonde della comunità cervese, tale da costituire il punto di partenza per la progettazione di un nuovo modello di città.
In questo quadro si colloca la partecipazione al progetto EXPO 2015, con il recupero dei legami storici tra la città di Milano e la seaside resort di Milano Marittima, e il riconoscimento della stessa Milano Marittima come “spiaggia ufficiale di EXPO 2015”. Parallelamente, il contributo offerto in questi anni alla candidatura di Ravenna come “Capitale europea della cultura 2019” rafforza il tentativo di superare i tradizionali orizzonti localistici e campanilistici per proporre una nuova immagine di Cervia in uno scenario europeo e planetario caratteristico dell’età della globalizzazione.
Due progetti, in particolare, sicuramente impronteranno nei prossimi anni l’evoluzione del modello di città che Cervia si ripropone: quello dell’Ecomuseo del sale di Cervia è il primo di questi. L’Ecomuseo costituirà l’asse portante delle future politiche dell’Amministrazione Comunale per la tutela dell’ambiente e del paesaggio; per l’ulteriore recupero e valorizzazione dei valori identitari e della cultura storica di Cervia; e, soprattutto, per lo sviluppo di un nuovo e più avanzato modello di turismo e di promozione della città.
Aprendosi verso il territorio, l’Ecomuseo del Sale includerà tutte le attività e gli oggetti connessi alla vocazione salinara della Città di Cervia. Rientrano così nell’ambito dell’Ecomuseo i siti culturali già esistenti e dedicati alla civiltà salinara (MUSA/Museo del Sale, Salina “Camillone”); ma anche una serie di elementi di cultura materiale ed immateriale, legati al territorio e al patrimonio urbano, di natura ambientale, paesaggistica, architettonica, culturale, storica, etnografica: edifici, luoghi, attività economiche, oggetti, immagini, tradizioni, canti, leggende, gastronomia, esperienze culturali o turistiche, prodotti di diversa natura, purchè legati al fulcro nodale del sale, sono collegati in rete tra loro per offrire una esperienza a 360 gradi dell’identità cervese.
Parallelamente, il progetto di trasformazione della città in Smart city ha già preso avvio, negli anni più recenti, con diverse iniziative: avvio del progetto di cablaggio della città con fibre ottiche per la diffusione della banda ultralarga, da realizzarsi entro il 2019; digitCervia, portale web unico della città; progetto “Sentinelle” per la configurazione di un sistema di welfare e supporto sociale diffuso, che travalichi i confini delle istituzioni; costituzione di una Consulta cittadina dell’innovazione.
Gli obiettivi di fondo dell’operazione – rivolta tanto ai residenti, quanto agli ospiti turistici - sono i seguenti: semplificazione del rapporto tra cittadini e Pubblica Amministrazione, da ridefinirsi comunque sotto il profilo teorico ed etico; centralità dell’innovazione da perseguirsi mediante il largo ricorso a strumenti tecnici (banda larga, servizi on line, nuova politica di diffusione e accesso alle informazioni); efficace politica di integrazione con le città e i territori circostanti; ripensamento della pianificazione urbanistica; recupero, su queste basi, della dimensione del tempo da dedicarsi alla fruizione dei contenuti turistici, culturali ed “umani” della città di Cervia.
In altri termini nel progetto Smart Cervia il valore della efficienza si collega a quelli della sostenibilità, della vivibilità, dell’equità sociale, della lentezza (intesa come riduzione dello stress e opportunità di godere della propria città); e questi valori convergono verso il traguardo finale di un miglioramento della qualità della vita dei cittadini.