StampiAmo, come nasce una grafica d'arte

Nell'ambito delle iniziative culturali del'estate 2008, il " Consorzio Cervia Centro" in collaborazione con l'Associazione culturale Menocchio e lo Studio propone per il periodo Luglio-Agosto
StampiAmo, come nasce una grafica d'arte
Durante tale periodo,in piazzetta Piasacane nello spazio antistante la vecchia Pescheria tutti i giorni ad esclusione del Lunedì e Martedì presso la "Casa dell'Arte" verranno proposte opere calcografiche, inoltre ogni giovedì e sabato sera dalle ore 20.30 gli artisti Giampiero Maldini e Claudio Irmi dello studio Graffio3 illustreranno come nasce una grafica d'arte.
Le origini dell'incisione calcografica sono incerte, sembra essere nata in Germania verso il 1430, quando si può supporre fosse conosciuto l'uso del torchio a cilindri in sostituzione del torchio verticale fino allora usato
per la xilografia.
Per tecnica calcografica si fa solitamente riferimento alla più conosciuta acquaforte, essa si sviluppò all'inizio del 1500 come sistema rapido di incisione in sostituzione del bulino. Si suppone che il primo ad utilizzarlo in Italia fù Francesco Mazzola detto il Parmigianino(1503/4-1540) mentre successivamente grazie a Callot (1592/3-1635) e Rembrandt (1606-1669) essa divenne un'importante forma d'arte.
Sostanzialmente la calcografia si differenzia in base ai sistemi utilizzati per la preparazione della lastra.
Nel bulino (la tecnica più antica) l'incisione è ottenuta con l'asportazione meccanica di materiale dalla superficie della lastra.
Nella puntasecca l'incisione è ottenuta tramite la pressione di una punta, solitamente conica, deformando meccanicamente la superficie metallica
Nell'acquaforte e nell'acquatinta il tratto inciso viene ottenuto con un'asportazione chimica di materiale dalla superficie della matrice.
Lo studio Graffio3 si soffermerà principalmente sulla tecnica a puntasecca.
Come già accennato in precedenza si definisce "puntasecca" l'incisione in cavo nel metallo, eseguita con punte di acciaio in prevalenza coniche.
Si utilizzano come matrici prevalentemente lastra di rame o di zinco dello spessore di un millimetro circa oppure altre leghe "morbide" che cedono facilmente al passaggio della punta. Il Parmigianino usava la punta secca sullo stagno, materia che cede facilmente all'intaglio, ma altrettanto facilmente cede alla pressione della macchina da stampa rendendo così progressivamente labile la tiratura dopo le prime copie stampate. Il rame è il metallo elettivo e, per quanto possa essere affilata la punta che incide, non si supera agevolmente l'attrito opposto dalla forma. La maggiore o minore pressione esercitata dall'incisione sullo strumento, determina la variazione di profondità, e, quindi, d'intensità della traccia. Essa presenta, lungo i margini, le "barbe" costituite dal ripiegarsi del metallo aperto dall'intaglio e rovesciato ai lati come la terra dal vomere ("barbe" eliminabili con il raschietto se si desidera ottenere una traccia netta); il segno è fresco, immediato, arricchito dalla pastosità creata dalle "barbe" impregnate d'inchiostro e si differenzia nettamente dal segno del bulino che elide il metallo con perfetta continuità e regolarità.
Sostanzialmente il numero degli esemplari ottenibili, se non si procede all'acciaiatura oppure all'ottonatura della forma mediante procedimento galvanoplastico, è limitato a poche decine.


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