ORDINE DEL GIORNO SU"ESPOSIZIONE CROCIFISSO: SENTENZA CORTE EUROPEA DIRITTI DELL'UOMO"

 

APPROVATO CON I VOTI FAVOREVOLI DEL PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEI VALORI - PARTITO COMUNISTI PER CERVIA

E I VOTI CONTRARI DEL POPOLO DELLA LIBERTA’ - PARTITO REPUBBLICANO  - LEGA NORD NELLA SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL 24 MARZO 2010

 

La raccomandazione di esporre il crocefisso nelle aule scolastiche risale a due Regi Decreti rispettivamente del 1924 e del 1928, due disposizioni precedenti alla Costituzione Italiana e agli accordi tra l'Italia e Santa Sede.

 

Nel 1948 lo Stato italiano adotta la Costituzione Repubblicana. L'articolo 7 di questa riconosce esplicitamente che "lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel suo ordine, indipendenti e sovrani".

 

Nonostante ciò le successive leggi nazionali italiane non hanno mai abolito i due Regi Decreti, rimasti dunque sempre in vigore. Essi sono, infatti, meri atti amministrativi e non leggi dello stato e, in quanto tali, non possono essere sottoposti al vaglio della costituzionalità, come ha chiaramente sentenziato in diversi momenti la Corte Costituzionale, più volte interpellata. La corte si è limitata a riassumere la sua giurisprudenza con la sentenza n. 508 del 20 novembre 2000, affermando i principi fondamentali di uguaglianza di tutti i cittadini senza distinzione di religione (articolo 3 della Costituzione) e di eguale libertà di tutte le religioni dinanzi alla legge (articolo 8), stabilendo che l'atteggiamento dello Stato deve essere segnato da equidistanza e imparzialità, indipendentemente dal numero di membri di una religione o di un'altra e dall'ampiezza delle reazioni sociali alla violazione di diritti dell'una o dell'altra.

 

Anche i tribunali civili si son detti non competenti a legiferare in materia, poiché le indicazioni contenute nei Regi Decreti non sono vere e proprie leggi civili ma provvedimenti amministrativi interni alla scuola: la competenza spetta quindi ai vari Tribunali Amministrativi Regionali.

 

Il Consiglio di Stato, successivamente ai vari TAR nazionali, come supremo organo di consulenza amministrativa, si è pronunciato a favore della presenza del crocifìsso nelle aule scolastiche con diversi pareri, l'ultimo dei quali nel 2006. Secondo il Consiglio di Stato il crocefisso è uno dei simboli della storia e della cultura italiane e quindi dell'identità italiana e dei principi di uguaglianza e di libertà. Inoltre, sempre secondo il Consiglio di Stato, il crocifisso è diventato uno dei valori laici della Costituzione Italiana e rappresenta i valori della vita civile. Non si può pensare al crocefisso esposto nelle aule scolastiche come a una suppellettile, prosegue la sentenza, oggetto di arredo, e neppure come a un oggetto di culto; si deve pensare piuttosto come a un simbolo idoneo a esprimere l'elevato fondamento dei valori civili che evidenziano la laicità nell'attuale ordinamento dello Stato.

 

Successivamente ai due gradi di giudizio della giurisprudenza amministrativa nazionale, la Corte Europea per i Diritti dell'Uomo di Strasburgo, organismo superiore al Consiglio di Stato, ha sancito la non obbligatorietà di esposizione di un simbolo esplicitamente religioso come il crocefisso. Secondo questa Corte il simbolo del crocefisso ha una pluralità di significati, fra i quali il significato religioso è tuttavia predominante.

 

Il consiglio comunale di Cervia rispetta e prende atto delle sentenze della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato, e della Corte Europea, riconoscendo a essi l'inviolabile autorità, sancita nella costituzione, di emanare sentenze ciascuno nei propri ambiti di riferimento.

 

Il Consiglio Comunale, pur ribadendo l'importanza che la cultura cristiana cattolica ha avuto e continua avere nella storia civile, sociale e spirituale dell'Italia, auspica che questo riconoscimento non si traduca in una dichiarazione di ostilità contro la sentenza della Corte Europea per i diritti dell'Uomo di Strasburgo, questo per due motivi fondamentali:

  • Nella sentenza non si parla di divieto di esporre il crocefisso o di obbligo di rimuoverlo, come erroneamente è stato riportato dai mass media all'indomani della sentenza,  ma  di non obbligo di esposizione  (e di conseguenza di non sanzionabilità di un'eventuale rimozione). Citando testualmente un passo della sentenza: "L'esposizione obbligatoria di un simbolo di una data confessione in luoghi che sono utilizzati dalle autorità pubbliche, e specialmente in classe, limita il diritto dei genitori di educare i loro figli in conformità con le proprie convinzioni e il diritto dei bambini di credere o non credere".
  • La Corte Europea è un organo di diritto comunitario e internazionale a garanzia del rispetto della "Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle  libertà fondamentali".  Pertanto, fra  gli altri, difende il diritto alla libertà religiosa.

 

Tenuto conto di questo, il Consiglio Comunale ritiene che la decisione dì esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche non possa essere oggetto di obblighi o di divieti a priori definiti in sede politica, che finirebbero per alimentare sterili contrapposizioni ideologiche e strumentalizzazioni politiche piuttosto che favorire il dialogo e il rispetto delle differenze culturali e religiose.

 

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