ORDINE DEL GIORNO SU “ CINA A INVIATI DALAI LAMA SOVRANITA’ NON NEGOZIABILE”
APPROVATO ALL’UNANIMITA’ NELLA SEDUTA DEL
CONSIGLIO COMUNALE DEL 24 MARZO 2010
IL CONSIGLIO COMUNALE DI CERVIA
dato atto che
da sempre è impegnato per la difesa dei diritti umani in qualsiasi parte del mondo vengano violati;
considerato che
in Tibet è in atto da anni da parte del regime cinese una violenta repressione di ogni manifestazione pacifica a favore della libertà e dell'autonomia culturale e politica del popolo tibetano e che ancora non è dato di conoscere il numero effettivo delle vittime, né la sorte delle tante persone arrestare;
tenuto conto che
- anche di recente i responsabili del Partito comunista cinese (Pcc) hanno ribadito agli inviati speciali del Dalai Lama "che sulla questione della sovranità nazionale non sarà fatta alcuna concessione";
- il governo tibetano in esilio a Dharamsala (India) ha precisato che "la regione himalayana non chiede l'indipendenza, ma l'autonomia", per cui "la riaffermazione di Pechino della sovranità sul Tibet è insensata";
ritiene che
vadano adottate adeguate forme di boicottaggio verso detto governo cinese;
condanna fermamente
sia ogni gratuito sopruso cinese sul Tibet, sia la costante repressione sui tibetani da parte delle forze di sicurezza cinesi;
manifesta
l'esigenza di tenere aperto, anche attraverso mediazioni riservate, sulla falsariga di quelle che portarono agli accordi tra israeliani e palestinesi, il dialogo fra le autorità cinesi e il Dalai Lama (massima autorità spirituale buddista e guida del popolo tibetano), finalizzate a conseguire l'obbiettivo di salvare la cultura ed i valori di questo popolo "religioso";
conseguentemente, chiede
- di fermare le violenze costantemente in corso;
- all'ONU e alla comunità internazionale di premere sulla Cina, affinché muti detto incomprensibile atteggiamento, garantendo il rispetto dei diritti umani e riconoscendo le ragioni di identità e di autonomia del popolo tibetano;
- all'Unione Europea di assumere azioni congiunte di pressione verso il governo cinese fino a quando quest'ultimo non muterà atteggiamento verso il Dalai Lama, considerato da Pechino un "pericoloso separatista", e non avvierà un processo reale di pacificazione.