Missione umanitaria di "Bambini nel nel deserto" in Niger
Si è conclusa con successo la missione umanitaria di "Bambini nel deserto" in NigerSi è conclusa con successo la missione umanitaria in Africa, organizzata dall'Associazione modenese "Bambini nel deserto" e sostenuta anche dal Comune di Cervia. Della missione, partita dall'Italia il 28 marzo scorso, facevano parte anche i coniugi cervesi Mauro Foli e Rossana Facciani, oltre a Carlo Bonetti e Matteo Casadei. I volontari sono riusciti ad arrivare in Niger, dove hanno portato materiale sanitario e umanitario, due ambulanze (un Fiat Ducato 4x4 e un Toyota 4x4 allestito e adattato ad ambulanza), oltre a una moto enduro per un infermiere che la utilizzerà nelle zone di montagna dell'Air per andare a fare vaccinazioni nei villaggi più remoti."Questa spedizione - racconta Mauro Foli - è figlia di quella dell'ottobre 2006, quando lo Stato algerino ci vietò il transito sul proprio territorio perché trasportavamo medicinali e materiale didattico destinato alle popolazioni del Niger". In ottobre riuscì ad arrivare a destinazione solo Luca Iotti, presidente di "Bambini nel deserto", mentre il resto del gruppo fu costretto al rientro in Italia. "Per questa nuova impresa - continua Foli -, grazie all'interessamento dell'ufficio della presidenza del Consiglio e del ministero degli Esteri che si sono attivati presso il governo algerino, eravamo in possesso del permesso ufficiale scritto di transito. Partiti da Genova il 28 marzo, siamo sbarcati a Tunisi il 31. Dopo circa 1500 chilometri in terra algerina, il 3 aprile abbiamo iniziato ad avere problemi ai nostri mezzi, danneggiati anche dalle strade dissestate e dall'eccessiva sabbia che entrava nei motori". Dopo varie vicissitudini e riparazioni improvvisate ai mezzi, sotto un sole cocente e alla temperatura di 47 gradi di giorno, la spedizione riesce ad arrivare, il 7 aprile, alla frontiera del Niger. "La mattina successiva - continua Foli - ripartiamo alle 5. Ci separano da Arlit 450 km di pista e sabbia che, a causa della presenza di predoni, dobbiamo percorrere assolutamente in giornata, per questo decidiamo di partire con il buio e di prendere una vecchissima pista che corre parallela alla pista principale. Dopo una tappa ad Agadez per fare rifornimenti, finalmente il 9 aprile siamo a Tindawene, presso la scuola e unico dispensario medico in un'area immensa di piccoli villaggi di agricoltori e pastori costruito da Bambini Nel Deserto un paio di anni fa. Nel consegnare l'ambulanza all'infermiere responsabile del dispensario medico, ci assale la commozione per essere riusciti, al terzo tentativo, ad arrivare a destinazione. Due anni fa siamo infatti stati rapinati in Malì e l'anno scorso l'Algeria ci aveva negato il transito". Una grande festa nel villaggio ripaga i volontari delle fatiche. "La missione a questo punto non è finita. Dobbiamo arrivare ancora a Fachi, la meta più difficile: un'oasi nel famoso deserto del Tenerè, dove in questa stagione la temperatura si aggira sui 52 gradi"."Con fatica il 10 aprile alle 8,30 del mattino arriviamo a Fachi. Il sindaco Aba Oumar Soule Agimi ci riceve nel suo piccolo ufficio, dove fanno bella mostra i prodotti delle saline di Cervia e il libro di Cervia donato dal sindaco Roberto Zoffoli in segno di amicizia e consegnato da Luca Iotti nell'ottobre scorso. In quell'occasione Luca chiese al sindaco quale fosse la priorità per la comunità di Fachi, dove vivono oltre 2500 persone e la scolarizzazione è garantita dalla comunità, mentre la scuola costruita dai genitori. Il sindaco rispose che nell'oasi serviva un'ambulanza: gli ospedali più vicini sono a Bilma (400 km di distanza di sole dune) e Agadez (450 km) e per raggiungere l'oasi l'ambulanza ci impiega un giorno di viaggio, cui va sommato il giorno di viaggio per tornare all'ospedale".Il legame di Fachi con Cervia nasce anche dal fatto che nella zona nigerina sono presenti importanti saline. Sono cave di salgemma, una decina di grandi voragini, "dominate" da un castello di sabbia (un granaio fortificato, ultimo rimasto in tutto il Tenerè). "La stessa sera del nostro arrivo - continua Foli - organizzano per noi una grande festa, cui partecipa tutto il villaggio, dove vivono le due etnie di Tuareg e Tebu. Tra canti e balli il sindaco mostra agli uomini del villaggio la chiave dell'ambulanza, poi chiama una delle donne anziane - in questa società le donne hanno un peso determinante - che prende la chiave e si gira verso donne urlando "Questa è per noi". La commozione che ci assale è immensa e veniamo letteralmente travolti dalle urla di gioia e dagli abbracci della popolazione".Dopo un viaggio di ritorno duro come quello dell'andata (con 7 giorni di forte tempesta di sabbia), i volontari tornano in Italia e il 29 aprile scorso arrivano a Cervia. Hanno percorso in mezzo alla sabbia e a strade impervie 8750 chilometri. L'Ufficio stampaCervia, 5 maggio 2007