“Donne al plurale. Libri, storie, diritti”.
Rassegna “Donne al plurale. Libri, storie, diritti”. Mercoledì 2 febbraio alle 18 incontro con la sociolinguista Vera Gheno
L’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Cervia, attraverso i Servizi alla Comunità, il Servizio “SeiDonna” e la Biblioteca comunale “Maria Goia”, in collaborazione con l’Associazione culturale “Rapsodia”, organizzano tra febbraio e marzo una serie di incontri dal titolo “Donne al plurale. Libri, storie, diritti”.
Mercoledì 2 febbraio alle ore 18, in biblioteca, l’assessora alle Pari opportunità Michela Brunelli introdurrà Vera Gheno, che presenterà “Femminili singolari. Il femminismo è nelle parole” (Effequ Edizioni, 2021). Vera Gheno, sociolinguista ed esperta di comunicazione sui social media, nel suo libro riflette sulle convenzioni linguistiche della comunità italiana. Partendo dalla sua esperienza sui social, l’autrice smonta con leggerezza e ironia gli automatismi e le convinzioni che si celano nella nostra lingua, rintracciandone l’inclinazione irrimediabilmente maschilista. Ancora oggi, infatti, l’italiano fa fatica a declinare al femminile alcune parole e professioni storicamente maschili; e se fosse proprio questo l’esercizio di grammatica del nostro presente?
IL LIBRO
Sindaca, architetta, avvocata: c’è chi ritiene intollerabile una declinazione al femminile di alcune professioni. E dietro a queste reazioni c’è un mondo di parole, un mondo fatto di storia e di usi che riflette quel che pensiamo, come ci costruiamo. Attraverso le innumerevoli esperienze avute sui social, personali e dell’Accademia della Crusca, l’autrice smonta, pezzo per pezzo, tutte le convinzioni linguistiche della comunità italiana, rintracciandone l’inclinazione irrimediabilmente maschilista. Questo libro mostra in che modo una rideterminazione del femminile si possa pensare a partire dalle sue parole e da un uso consapevole di esse, vero primo passo per una pratica femminista. Tutto con l’ironia che solo una social-linguista può avere. La verità è che i femminili sono comuni nelle professioni in cui le donne erano abituali, e meno comuni laddove le donne, fino a tempi recenti, erano una rarità. Ha senso quindi mantenere distinzioni tra mestieri al femminile e mestieri al maschile? E se fosse proprio questa una forma di discriminazione? “Se faccio un mestiere figo, allora mi definisco al maschile. Ma operaie, sarte, maestre, stagiste tranquillamente”.
VERA GHENO
Sociolinguista, autrice italiana e traduttrice dall’ungherese, specializzata in comunicazione digitale. Ha insegnato all’Università di Firenze, presso la facoltà di Scienze Umanistiche per la Comunicazione, e ha pubblicato diversi articoli scientifici e saggi, tra cui “Guida pratica all’italiano scritto (senza diventare grammarnazi)” (Cesati, 2016), “Social-linguistica. Italiano e italiani dei social network” (Cesati, 2017), “Tienilo acceso. Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello” (Longanesi, 2018, con Bruno Mastroianni), “Potere alle parole. Perché usarle meglio” (Einaudi, 2019), “Le ragioni del dubbio. L’arte di usare le parole” (Einaudi, 2021).