Dichiarazione del sindaco Roberto Zoffoli sulla scomparsa di Alma Giannettoni


E’ con profondo dolore che ho appreso della scomparsa di Alma, la cui eredità spirituale e morale si fonda sui valori della libertà, della  giustizia e della democrazia. Di tradizione antifascista ha lottato come partigiana durante la  Resistenza, per consegnarci un Paese libero.
Le siamo debitori e abbiamo il dovere di non dimenticare e di riaffermare questi valori ogni giorno.
La sua esistenza ci insegna che la memoria storica è alla base della crescita morale e culturale di un popolo.
Nel 2011 in occasione delle commemorazioni del 67° anniversario della liberazione di Cervia e del conferimento della “Medaglia di bronzo al Merito Civile” alla città di Cervia,  siamo orgogliosi che il Consiglio comunale le abbia consegnato un riconoscimento in ricordo del  suo contributo alla Liberazione di Cervia.
A nome personale e dell’intera città porgo le più sentite condoglianze e mi unisco al dolore dei familiari.

 

 

 Giannettoni Alma
Nata e vissuta all’interno di un nucleo familiare di tradizione antifascista e sorella di Agostino, figura di rilievo del partigianato locale non poteva rimanere estranea alla lotta di Liberazione. Alma, in proposito, dichiarava a Massimo Massini: «Io ho incominciato quando, in casa, hanno incominciato a venire queste per-sone che io non sapevo nemmeno chi fossero; venivano in casa il povero Fusconi, Virginio Zoffoli, Bulow e quelli del C.L.N., Goffredo Bagaruma (Guidazzi), Mario Spallicci, Sozzi di Cesena… Dopo il 25 Luglio, prima dell’eccidio del Caffè Roma».
Fu staffetta di Fusconi per un certo periodo e, il giorno 21 ottobre 1944, fu inviata dal Comitato mili-tare partigiano, assieme a Dino Penso, a Tagliata, o-ve già stazionavano gli alleati, per convincerli a liberare Cervia senza danni. Ricordava Alma: «Io avevo paura, ma anche lui aveva paura perché, di fronte alla morte, abbiamo paura tutti: siamo ben logici. (…)Io avevo 20 anni, avevo dell’entusiasmo. Lui non sapeva come fare per camuffare la nostra presenza. I tedeschi potevano pensare: “I civili, qui, non ci sono più; che cosa possono farci questi due?”. Facemmo allora finta di essere due innamorati, e poi abbiamo ripreso il cammino, ma non ti dico con quale batticuore. Avevo pensato anch’io che ci a-vrebbero sparato nella schiena. Quando noi siamo arrivati alla Tagliata che c’erano gl’inglesi, gli ame-ricani, i canadesi, che li abbiamo visti, non è stato così semplice. Lui ha detto: «Noi siamo…». Abbiamo dovuto sdraiarci a terra perché loro hanno minac-ciato di spararci addosso… Quando vedevano qual-cuno andare di là, se non avevano una parola d’or-dine… Allora loro hanno incominciato a sbraitare. Io ho pensato: «Quelli là ci sparavano nella schiena, ma questi ci sparano nel petto». Noi abbiamo alzato le mani e gridavamo: «Partigiani, partigiani!». Loro hanno capito. Poi è venuto l’interprete».
Alma rientrò a Cervia e, quindi, ripartì per Tagliata per accompagnare Samaritani  dagli alleati.
Alla mattina, molto presto, da Tagliata partirono tre gruppi: il gruppo dei soldati canadesi che comprendeva anche dei civili (i Mazzolani, poi Rossi e in se-guito anche Oberdan Guidazzi); il gruppetto di Alma e quello di Agostino Giannettoni con i partigiani.
I primi ad arrivare a Cervia furono i canadesi perché, come ricordava Alma: «I primi ad arrivare sono stati gli alleati che sono partiti prima, perché volevano essere loro i primi, infatti sono stati loro ad entrare per primi nel paese». I canadesi proseguirono e a Milano Marittima si scontrarono con i tedeschi. Ebbero cinque morti: quattro furono seppelliti  nell’attuale giardinetto Deledda ed il quinto in un’aiuo-la di Piazza Garibaldi. I civili aggregati furono inviati a controllare i terreni compresi tra la statale e le Sali-ne. Il gruppo partigiano di Agostino Giannettoni, dopo aver occupato la casa del fascio, si diressero a Milano Marittima, ove, combattendo contro i tedeschi ebbero un ferito. Il gruppo di Alma giunse assieme al gruppo di Agostino.
Giannettoni Alma
Nata e vissuta all’interno di un nucleo familiare di tradizione antifascista e sorella di Agostino, figura di rilievo del partigianato locale non poteva rimanere estranea alla lotta di Liberazione. Alma, in proposito, dichiarava a Massimo Massini: «Io ho incominciato quando, in casa, hanno incominciato a venire queste per-sone che io non sapevo nemmeno chi fossero; venivano in casa il povero Fusconi, Virginio Zoffoli, Bulow e quelli del C.L.N., Goffredo Bagaruma (Guidazzi), Mario Spallicci, Sozzi di Cesena… Dopo il 25 Luglio, prima dell’eccidio del Caffè Roma».
Fu staffetta di Fusconi per un certo periodo e, il giorno 21 ottobre 1944, fu inviata dal Comitato mili-tare partigiano, assieme a Dino Penso, a Tagliata, o-ve già stazionavano gli alleati, per convincerli a liberare Cervia senza danni. Ricordava Alma: «Io avevo paura, ma anche lui aveva paura perché, di fronte alla morte, abbiamo paura tutti: siamo ben logici. (…)Io avevo 20 anni, avevo dell’entusiasmo. Lui non sapeva come fare per camuffare la nostra presenza. I tedeschi potevano pensare: “I civili, qui, non ci sono più; che cosa possono farci questi due?”. Facemmo allora finta di essere due innamorati, e poi abbiamo ripreso il cammino, ma non ti dico con quale batticuore. Avevo pensato anch’io che ci a-vrebbero sparato nella schiena. Quando noi siamo arrivati alla Tagliata che c’erano gl’inglesi, gli ame-ricani, i canadesi, che li abbiamo visti, non è stato così semplice. Lui ha detto: «Noi siamo…». Abbiamo dovuto sdraiarci a terra perché loro hanno minac-ciato di spararci addosso… Quando vedevano qual-cuno andare di là, se non avevano una parola d’or-dine… Allora loro hanno incominciato a sbraitare. Io ho pensato: «Quelli là ci sparavano nella schiena, ma questi ci sparano nel petto». Noi abbiamo alzato le mani e gridavamo: «Partigiani, partigiani!». Loro hanno capito. Poi è venuto l’interprete».
Alma rientrò a Cervia e, quindi, ripartì per Tagliata per accompagnare Samaritani  dagli alleati.
Alla mattina, molto presto, da Tagliata partirono tre gruppi: il gruppo dei soldati canadesi che comprendeva anche dei civili (i Mazzolani, poi Rossi e in se-guito anche Oberdan Guidazzi); il gruppetto di Alma e quello di Agostino Giannettoni con i partigiani.
I primi ad arrivare a Cervia furono i canadesi perché, come ricordava Alma: «I primi ad arrivare sono stati gli alleati che sono partiti prima, perché volevano essere loro i primi, infatti sono stati loro ad entrare per primi nel paese». I canadesi proseguirono e a Milano Marittima si scontrarono con i tedeschi. Ebbero cinque morti: quattro furono seppelliti  nell’attuale giardinetto Deledda ed il quinto in un’aiuo-la di Piazza Garibaldi. I civili aggregati furono inviati a controllare i terreni compresi tra la statale e le Sali-ne. Il gruppo partigiano di Agostino Giannettoni, dopo aver occupato la casa del fascio, si diressero a Milano Marittima, ove, combattendo contro i tedeschi ebbero un ferito. Il gruppo di Alma giunse assieme al gruppo di Agostino.

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